Ecco come si chiama davvero la signora delle pulizie: non l’avresti mai detto

La figura chiamata comunemente “signora delle pulizie”, presente nelle case di milioni di italiani e spesso considerata semplicemente come colei che si occupa della pulizia degli ambienti domestici, ha in realtà una denominazione tecnica precisa che pochi conoscono. Questa figura professionale, che svolge un ruolo essenziale nel mantenimento dell’ordine e dell’igiene domestica, è conosciuta con il termine colf, una parola che si carica di storia, evoluzione e dignità professionale, riflettendo l’importanza crescente del lavoro domestico nella società moderna.

Origine del termine e inquadramento professionale

Il termine colf deriva dall’abbreviazione di col(laboratore/trice) f(amiliare), una dizione introdotta formalmente per distinguere in modo nettamente più rispettoso e professionale quelle lavoratrici che, in passato, venivano definite con nomi ormai obsoleti e spesso svalutativi, come “serva”. Questa denominazione non soltanto risponde a una necessità lessicale di rispetto e professionalità, ma rappresenta anche il risultato di un percorso socio-linguistico parallelo alla progressiva valorizzazione del lavoro svolto all’interno delle mura domestiche.

Secondo la definizione tecnica prevista dal Contratto Collettivo Nazionale del Lavoro domestico (Ccnl domestico), la qualifica più appropriata sarebbe “collaboratrice generica polifunzionale”, anche se l’inquadramento specifico dipende dal grado di autonomia e dalla gamma delle mansioni affidate. Si stima che oltre l’80% degli addetti al settore domestico siano donne, rendendo di fatto il femminile la forma più diffusa e riconoscibile della professione.

Mansioni e aspettative: tra stereotipi e realtà

Molto spesso, la figura della “signora delle pulizie” viene affiancata a una gamma limitata di compiti: le pulizie, la polvere, la cucina, poco altro. Tuttavia, la realtà è che la colf moderna svolge mansioni ben più ampie e articolate. Oltre la pulizia e il riordino degli ambienti, può occuparsi della preparazione dei pasti, della gestione della lavanderia, dello stiro, della cura degli spazi verdi e addirittura dell’assistenza agli animali domestici e di mansioni logistiche per la famiglia.

Queste sono tra le principali attività che possono essere affidate:

  • Pulizia e riassetto di camere, bagni, cucine e zone comuni.
  • Cura del bucato e stiratura degli indumenti.
  • Preparazione di pasti e talvolta anche la spesa domestica.
  • Piccole lavoretti domestici come riordino di dispense o cambio di biancheria.
  • Cura di piante e animali da compagnia.
  • Va sottolineato che la cura dei bambini non rientra regolarmente tra i compiti di una colf: per questa specifica esigenza occorre rivolgersi a figure specializzate come la babysitter. Allo stesso modo, la definizione e la formalizzazione delle mansioni risultano cruciali per evitare sovrapposizioni e malintesi sia in fase contrattuale che durante il rapporto di lavoro.

    Evoluzione storica, riconoscimento sociale e dignità professionale

    L’adozione di una terminologia più neutra e rispettosa come colf nasce dall’esigenza di superare una visione tradizionale del lavoro domestico spesso relegato ai margini e sottovalutato, nonostante la sua fondamentale importanza sociale. Nel corso dei decenni, grazie ai cambiamenti legislativi, ai movimenti di emancipazione femminile e al contributo determinante di lavoratrici migranti, il ruolo delle collaboratrici domestiche è stato progressivamente rivalutato nella società, assumendo caratteristiche di affidabilità, competenza e professionalità un tempo riconosciute esclusivamente a impieghi esterni all’ambiente domestico.

    L’evoluzione del settore ha visto anche un cambio di prospettiva nel considerare il lavoro dentro casa non più come un’occupazione di serie B, ma come un’attività essenziale per l’equilibrio delle famiglie e della vita lavorativa degli altri componenti. Questi mutamenti si riflettono anche sulle tutele contrattuali, sui compensi e sulla formalizzazione dei rapporti di lavoro, oggi disciplinati da normative che ne garantiscono la sicurezza economica e sociale.

    Nonostante questi progressi, l’esigenza di pieno riconoscimento resta ancora forte: la strada verso un’estensione dei diritti, dei compensi adeguati e della dignità professionale richiede l’attenzione continuativa delle istituzioni e della società civile affinché tutte le lavoratrici e i lavoratori domestici—colf, badanti, babysitter—possano godere di pari opportunità e rispetto.

    Il termine tra cultura popolare, cinema e linguaggio comune

    Nell’immaginario collettivo, la “signora delle pulizie” è una figura iconica, spesso rappresentata nel cinema o nella televisione in ruoli che oscillano tra la gentile presenza, quasi invisibile, e la protagonista dotata di sagacia e spirito pratico. Questa rappresentazione, se da una parte ha contribuito a rendere visibile un mestiere fondamentale, d’altro canto ha rischiato in passato di perpetuare stereotipi riduttivi.

    Oggi, il termine colf è entrato a pieno titolo nel vocabolario contemporaneo, sia nella contrattualistica che nell’uso quotidiano delle famiglie italiane. Tuttavia, nella conversazione abituale restano ancora in uso espressioni come “donna delle pulizie” o “signora delle pulizie”, forse per il desiderio di informale confidenza o per una certa tradizione culturale, ma è importante riconoscere che la denominazione tecnica e corretta di questa figura è, e resta, colf.

    All’interno di una società sempre più attenta ai diritti e alle distinzioni professionali, utilizzare la terminologia corretta è un gesto di rispetto che va ben oltre la semplice questione linguistica: significa riconoscere la professionalità, la storia e il valore sociale di questo ruolo che, spesso silenziosamente, sostiene la qualità della vita quotidiana delle famiglie italiane. Per chi volesse approfondire le implicazioni e la storia di questo lavoro, può essere utile leggere le voci dedicate su collaboratore domestico, dove sono descritte la storia, le tipologie e i diritti che tutelano questa importante professione.

    Il percorso per una piena dignità e riconoscimento di chi lavora nelle case non è ancora concluso, ma la strada è tracciata: valorizzare il lavoro di chi viene chiamata “signora delle pulizie” significa, ora più che mai, riconoscerla come una vera collaboratrice familiare.

    Lascia un commento