Il tuo vicino ha troppi cani e disturbano? Ecco cosa dice la legge e come intervenire

La presenza di troppi cani nel giardino o nell’appartamento di un vicino può generare una situazione di disagio, soprattutto se i loro abbai sono frequenti e di lunga durata. In molti casi, tale fastidio va oltre la semplice sopportazione individuale e si trasforma in una reale problematica di convivenza condominiale o di buon vicinato. È fondamentale sapere che la normativa italiana interviene a tutela della quiete pubblica, stabilendo limiti ben precisi sia per la gestione degli animali domestici sia per la tolleranza dei rumori da parte degli altri residenti.

Cosa dice la legge sul disturbo causato dai cani

La legge italiana è chiara riguardo al disturbo provocato dagli animali domestici e in particolare dai cani. Il principale riferimento normativo è rappresentato dall’articolo 659 del Codice Penale, che punisce il disturbo alle occupazioni e al riposo delle persone. In particolare, prevede che chiunque, mediante schiamazzi, rumori o immissioni acustiche (inclusi quelli prodotti da animali), turbi la quiete pubblica, possa essere perseguito penalmente e sanzionato se questi rumori superano la soglia della normale tollerabilità.

La giurisprudenza specifica ulteriormente che non è necessario che l’intero quartiere sia svegliato dagli abbai per configurare il reato, ma è sufficiente che il disturbo coinvolga una pluralità di persone, cioè un numero indeterminato di individui che vivono, ad esempio, in un condominio o in una stessa area abitativa. Tuttavia, una singola lamentela isolata raramente basta per far scattare le sanzioni penali: devono essere più soggetti a segnalare il disagio e il disturbo deve essere costante ed effettivo, come confermato dall’orientamento prevalente dei tribunali italiani.

Il concetto di normale tollerabilità e responsabilità del proprietario

Secondo la normativa, il parametro chiave per valutare il rumore molesto prodotto da cani (abbai insistenti, ululati, lamenti notturni) è proprio la normale tollerabilità. Questo concetto, che risale alla disciplina sulle immissioni prevista dal Codice Civile, si applica anche agli animali: i suoni, gli odori o le altre forme di disturbo provenienti da una proprietà privata devono rimanere entro i limiti tollerabili dalla normale esperienza della comunità locale.

La responsabilità del proprietario dei cani sussiste solo se:

  • Il rumore è intenso e continuo, quindi non episodico né straordinario
  • L’entità del disturbo è tale da compromettere il diritto al riposo o alle attività quotidiane di più soggetti
  • I fatti sono circostanziati e la prova del disturbo effettivo può essere fornita tramite registrazioni, testimonianze multiple o interventi delle autorità competenti

Va evidenziato che il diritto di abbaiare non viene negato agli animali, ma deve essere contemperato con il rispetto della convivenza civile e delle leggi sulla quiete pubblica. Se si accerta una violazione, il proprietario può essere oggetto di sanzioni amministrative e in alcuni casi procedimenti penali.

Come intervenire: iter consigliato e strumenti a disposizione

Se ti trovi nella condizione di subire un disturbo persistente dai cani dei vicini, il primo passo deve sempre essere quello del dialogo. Spesso il proprietario degli animali non è a conoscenza del problema o può essere disposto a risolverlo con interventi di addestramento, modifiche agli spazi o riducendo il numero di animali in casa.

Se il problema persiste, ecco l’iter suggerito:

  • Raccogli le prove del disturbo: annota giorni, orari e modalità del rumore. Eventualmente registra gli abbai e chiedi la collaborazione di altri vicini a testimoniare se anche loro sono disturbati.
  • Segnala il caso all’amministratore di condominio (se si vive in un condominio): spesso i regolamenti prevedono norme specifiche sul possesso di animali domestici e sulla prevenzione dei rumori molesti. L’amministratore può convocare un’assemblea o inviare una comunicazione ufficiale al proprietario degli animali.
  • Ricorri alle forze dell’ordine: se nonostante i tentativi pacifici il disturbo continua, è possibile rivolgersi ai vigili urbani, alla Polizia Locale o ai Carabinieri per formalizzare una segnalazione, che può sfociare in una querela ai sensi dell’articolo 659 del Codice Penale.
  • Contatta l’ASL veterinaria: se la situazione appare compromessa anche dal punto di vista del benessere degli animali (mancanza di igiene, sovraffollamento, maltrattamenti), ci si può rivolgere all’azienda sanitaria locale che ha il compito di eseguire ispezioni e verificare il rispetto delle normative sanitarie e sul benessere animale.
  • Valuta un’azione legale: come ultima ratio, attraverso un avvocato si può promuovere un’azione civile o penale contro il vicino, chiedendo il risarcimento dei danni e provvedimenti inibitori per tutelare la propria qualità della vita.

Quando la quantità di cani è eccessiva: limiti e regolamenti

La legge italiana non stabilisce un numero massimo di cani che si possono detenere in casa, ma alcuni Comuni o Regolamenti condominiali possono porre limiti specifici per motivi igienico-sanitari, di sicurezza e per garantire una corretta gestione degli animali. Esistono città che vietano il possesso di oltre due o tre cani per unità abitativa in taluni contesti, o prevedono particolari deroghe solo in presenza di spazi idonei e sistemi di isolamento acustico.

Un eccesso di cani può aggravare il problema del rumore: più animali possono infatti spingersi a vicenda ad abbaiare o creare situazioni di disagio prolungato. In questi casi, l’autorità sanitaria e le istituzioni comunali hanno il potere di intervenire per il benessere collettivo, imponendo eventualmente al proprietario di ridurre il numero di animali o di adottare misure strutturali adeguate (come recinzioni anti-rumore o isolamento di aree dedicate).

Inoltre, se la presenza massiccia di cani è accompagnata da condizioni igieniche precarie e danneggia la salute pubblica, si può parlare di reato di maltrattamento degli animali o di violazione delle norme igienico-sanitarie. Le autorità preposte, in questi casi, possono procedere con sanzioni e provvedimenti d’urgenza a tutela sia degli animali che delle persone.

In ultima analisi, il corretto equilibrio tra il diritto a possedere animali e il diritto alla quiete di tutti i residenti si basa sul rispetto reciproco, sul buon senso e sulla conoscenza della normativa vigente. Intervenire in modo tempestivo e documentato, ricorrendo gradualmente agli strumenti disponibili, è la soluzione migliore per risolvere il conflitto senza esasperare i rapporti di vicinato.

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